lunedì 2 febbraio 2015

Alla ricerca della Teoria del Tutto...

La Teoria del Tutto (titolo originale The Theory of Everything) di James Marsh (conosciuto per il documentario Man of Wire ovvero la storia del funambolo Philippe Petit) con Eddie Redmayne, Felicity Jones, Harry Lloyd ed Emily Watson.
Il film è un biopic sulla storia del celebre fisico, astrofisico e cosmologo Stephen Hawking, adattato sulla biografia “Travelling to Infinity: My Life With Stephen”, scritta dall’ex-moglie Jane Wilde Hawking.
Hawking, brillante e promettente laureando in Fisica nella prestigiosa Università di Cambridge, non riesce ancora a trovare un argomento per la sua tesi di dottorato, quando si innamora di Jane, una studentessa di Lettere. Ecco l’inizio di una storia d'amore che non teme il tempo; sarà proprio il tempo al centro delle ricerche del fisico, che riuscirà a sconvolgere il mondo della scienza con le sue teorie all’epoca considerate strambe e sconsiderate.
In parallelo alle elaborazioni matematiche per trovare un’equazione alla base della nascita dell’universo, l’uomo resta imprigionato in un corpo che sembra lentamente abbandonarlo a causa della malattia dei motoneuroni che compromettono muscoli e abilità di linguaggio. Anche se gli fu diagnosticata questa tremenda malattia degenerativa con una prospettiva di vita di solo due anni, egli ha dimostrato al mondo intero di essere sopravvissuto al tempo che non ha certo inghiottito in un buco nero la sua enorme voglia di vivere: “Finché c'è vita, c'è speranza”.
Troppi davvero gli elementi banali e un po’ retorici utilizzati per raccontare una storia così straordinaria che tenta in ogni momento di commuovere gli spettatori.
Il ritmo davvero lento nella prima parte riesce ad accelerare leggermente nel secondo tempo, dove le uniche note positive e rimarchevoli sono senza dubbio la magistrale e (a dir poco) espressiva prova attoriale di Eddie Redmayne (che, con estrema delicatezza, riesce a ricreare la sofferenza con lo sguardo e la mimica facciale senza trasformare la sua interpretazione in una macchietta) insieme alla bellissima e nitida colonna sonora di Jóhann Jóhannsson.
Vale la pena vederlo? Forse sì, solo giusto per conoscere in breve la straordinaria vita di un uomo, che nonostante la malattia, è riuscito ad amare, a costruire una famiglia e allo stesso tempo ad affermarsi nel mondo accademico, scrivendo anche best-seller come “A Brief History of Time”, che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo.


P.s.: Dopo aver già fatto incetta di premi ai vari festival cinematografici, il film concorre anche a ben 5 premi Oscar… si sa benissimo che le pellicole che mostrano volti sfigurati, vite spezzate da tragicità o malattie vincono sempre. 

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