sabato 19 settembre 2015

La musica di Ricki

Il regista americano Jonathan Demme torna sul grande schermo con Dove eravamo rimasti (titolo originale Ricki and The Flash), un film di grande effetto musicale.
La musica, però, si accompagna ai problemi di una famiglia allargata provata da screzi e dissapori legati al passato di una madre che non ha visto crescere i suoi figli. Una storia già sentita? Forse sì.
Linda Brummel, nome d’arte Ricki Rendazzo (Meryl Streep), è una donna ormai sul viale del tramonto, che ha rincorso il sogno di diventare una rock star, anteponendolo alla famiglia e all'amore dei suoi tre figli e ora, anche se senza un soldo e insoddisfatta del lavoro che fa di giorno in un supermercato, è appagata cantando e suonando la musica che adora con la sua band The Flash sempre nello stesso piccolo bar.
È costretta a un tuffo nel passato, quando il suo ex Pete (Kevin Kline) la chiama in aiuto della figlia Julie (Mamie Gummer, vera figlia della Streep nella realtà) che sta affrontando la rottura del suo matrimonio a causa del tradimento di suo marito.
Il ritorno nel paesino borghese in Indiana, la lussuosa villa del suo ex che si è risposato felicemente da anni e l’astio dei suoi figli fanno emergere lentamente dei forti sensi di colpa.
La sua assenza ha portato tutti a escluderla completamente da ogni loro momento importante come anche l’imminente matrimonio del figlio Josh, che ha tenuto nascosto persino il fidanzamento per evitare di doverla invitare.
Il film è centrato sul ritratto di una donna un po’ grezza ma coerente, fiera di essere repubblicana e di aver vissuto nel segno del rock and roll, unico suo vero credo e che, riuscita ad accettare gli errori che ha commesso, tenta di rimediarvi come meglio sa fare attraverso la musica.
Ricalcando per molti versi i temi in parte affrontati in Rachel sta per sposarsi, Demme manifesta comunque tutto il suo amore per la musica attraverso un uso attento della macchina da presa. Purtroppo il tentativo di ricordare i toni di una sana commedia americana si perde in diversi momenti decisamente troppo eccessivi oppure del tutto scontati. La sceneggiatrice Diablo Cody, infatti, sembra non avere più il tocco graffiante di Juno e finisce per deludere con dialoghi poco brillanti e banali stereotipi già visti e stravisti in numerosi film hollywoodiani.
Uniche note positive la stupenda colonna sonora e la bravura della Streep che, dopo aver regalato una grandissima performance canora sia in Mamma Mia! che Into the woods (anche se già la si era vista cantare del country magnificamente sia nel finale di Cartoline dall’inferno che in Radio America), stupisce ancora una volta e non delude affatto con la sua voce da splendida sessantenne.


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